IED, Milano. Anno accademico 2009-2010
Cattedra di sociologia.
(Esercitazioni)
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Esercitazione numero cinque.
I “sapeurs congolais”, ovvero l’importanza di essere eleganti.
“L’uomo bianco ha inventato la moda,
ma noi l’abbiamo trasformata in arte.”
King Kester Emeneya.
La “sape” è l’abbreviazione di “societé d’ambianceurs et persone elegantes”, il quartiere di Bacongo a Brazzaville, in Congo, è la culla di questo culto dell’eleganza. Lo praticano i sapeurs, che prendono il nome dal francese saper che in argot significa “vestire” (sapé comme un prince).
La sape ha radici storiche antiche, nasce con il colonialismo francese. Si racconta che i giovani congolesi fossero affascinati dall’eleganza dei loro colonizzatori e cominciarono ad imitarli, ma a modo loro, soprattutto a partire dalla riconquistata indipendenza negli anni Sessanta.
(Una versione più politica sostiene che i sapeurs sono una reazione al regime di Mobutu che impose l’uniforme della rivoluzione culturale cinese – l’abat-cos – e proibì la cravatta.)
Poi, nei trent’anni successivi il fenomeno dilagò nel mondo della moda e della musica conquistando la comunità congolese di Parigi. Attualmente il fenomeno dei sapeurs si è diffuso soprattutto in Sud Africa e in due città europee, Londra e Bruxelles. Essi hanno uno stile unico e una venerazione profonda per la moda che fa di Bagongo nei fine settimana un quartiere unico con i suoi locali notturni come il Main Bleu, il Baba Boum o la Detente, dove si balla la rumba, il suo mercato e i bar che si affacciano sulla Avenue Matsoua.
Il sogno segreto dei sapeurs è di trasformare il mito dell’apparenza in sostanza, in successo nella vita, il loro desiderio più grande è un viaggio a Parigi, la capitale dell’eleganza. È poter passeggiare per il quartiere di Château-Rouge, visitare la boutique “Connivence” o parlare con Ben Moukacha, il fondatore della “Sapeologie”. I sapeurs hanno i loro stilisti di riferimento, in questo momento sono Yamamoto, Dolce & Gabbana, Jean-Paul Gaultier, Roberto Cavalli e indossano scarpe Weston da duemila euro. La sape è in parte anche un fenomeno femminile. Le giovani africane sono folli per le scarpe di Dior, le borse di Celine e i tailleurs di Gucci.
Come fanno i sapeurs che non hanno redditi alti ed appartengono nella maggioranza dei casi al proletariato urbano ad acquistare abiti ed accessori griffati? Si uniscono in gruppo in base alla taglia e comprano gli abiti a rate, poi l’indossano una volta ciascuno.
La sape – in sostanza – non è né una scienza né una filosofia, ma un fenomeno sociale che ha l’obiettivo di fare dell’apparenza un’altra apparenza, cioè, un’arte, una visione, una ragione e tema di vita. Come dicono i giovani congolesi è una produzione dell’anima per la quale bisogna avere molta sensibilità, quella di un fiorista che compone un mazzo di fiori, quella di un poeta che conosce i misteri della parola. La sape è un mondo di narcisisti che spesso mancano di cultura e di educazione, ma che vogliono coltivare la sensibilità estetica per essere accettati dalla società dello spettacolo, la loro idea di Eden. Con un po’ di cinismo potremmo definirla una religione dell’ignoranza che si fa strada nella vita con ciò che le religioni disapprovano: l’orgoglio e la vanità.
Un fenomeno analogo è quello dei boucantier della Costa d’Avorio, artisti e ballerini, specialisti di un tipo di musica da ballo chiamata “Coupé-Décalé”, caratterizzata da un uso massiccio delle percussioni, ripetitiva e minimalista. Anch’essi inseguono la moda francese e, durante i concerti, fumano sigari cubani e bevono champagne. In questo momento nel CD più popolare di questa musica furoreggia il pezzo: La danse du cul de poulet.
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L’obiettivo dell’esercitazione è di scegliere un quartiere di Milano per il lancio di una boutique per sapeurs e d’immaginare un brand e un’immagine pubblicitaria per la realizzazione di una brochure.
Ogni gruppo può sviluppare l’idea di questo “prodotto” con il mezzo espressivo che meglio ritiene opportuno, disegno, foto, fumetto, collage, immagine elaborata per via elettronica.
L’elaborato dovrà essere consegnato in copia su dischetto, accompagnato da una breve relazione esplicativa.
Non sono accettati altri supporti.