Esercitazione 5 – parte I – 2008-09

IED – Sociologia – Anno accademico 2008-2009. 

Tema della quinta esercitazione.
IL LABIRINTO, DA TOPOI A CAMMINO DELLA COMPLESSITÁ. (parte prima) 
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Traccia per l’esercitazione. 
Che cos’è un labirinto?  Al di là della sua forma architettonica spiegarlo è più complicato di quello che appare, anche perché da tempo questa espressione si usa in numerosi contesti e con i significati più diversi.  Per cominciare si può dire che il labirinto è presente come immagine, a partire dalle sue implicazioni oniriche e magico-rituali, sin dagli albori dell’umanità, in altri termini può essere definita un’espressione archetipica.
I labirinti non sono tutti uguali.  In alcuni si deve trovare la maniera di uscirne, in altri di attraversarli, in altri ancora è importante il modo in cui si percorrono.  Non sempre il loro cammino è ingannevole, non sempre ci sono biforcazioni e non sempre c’è una meta.
Possono assumere le forme più diverse.  Di fatto, possono essere naturali, artificiali o misti.
Secondo la forma del tracciato possono essere geometrici o irregolari.  Secondo la forma del percorso il labirinto può dipanarsi con svolte rettangolari, curvilinee o miste.  Dal punto di vista della loro forma possono essere rettangolari, circolari o irregolari, e poi, simmetrici o asimmetrici.  Il loro centro può essere un punto di arrivo o solo di passaggio se è multicentrico.  Il centro può essere chiuso o aperto.  I labirinti possono essere centripeti o centrifughi, a seconda che il loro tracciato inizi dal centro o finisca in esso.  Anche se rari, ci sono labirinti tridimensionali, come i sacrari megalitici dell’isola di Malta.  Infine, le biforcazioni possono essere semplici o complesse, avere degli snodi obbligatori, perché non si può non passare da essi, o vessatori, che riportano sempre allo stesso punto.
Alcuni studiosi hanno avanzato l’ipotesi che sono figure legate alla condizione umana, insieme al cerchio, al quadrato, al triangolo.  Queste figure, in sintesi, servirebbero ad organizzare e a concepire un’idea di mondo, a rappresentare il tortuoso cammino della conoscenza.  (Chi entra in un labirinto è costretto ad affrontare uno dei problemi più importanti dell’esistenza, quello della scelta.  Solo una delle due o tre vie che si aprono di fronte a chi lo percorre è quella giusta, l’altra o le altre lo inducono in errore, da qui l’idea del labirinto come luogo di perdizione.)
Come è facile constatare prima di essere una fantasia architettonica il labirinto è un simbolo possente.
La sua esistenza materiale non è che una parte della sua storia e il suo potere evocativo risale all’origine dei tempi.  Di fatto è uno tra gli oggetti culturali onnipresente in ogni epoca.
Spesso è stato il campo di battaglia dei sentimenti dell’uomo e la sua lunga marcia attraverso i secoli lo ha reso polisemico.  Più di una cultura si è impadronita dei suoi simbolismi per separare l’alto dal basso, il bene dal male, il corpo dallo spirito, il piacere dal dolore, così come per rappresentare la relazione della madre con il figlio, degli dei con l’uomo.

Per la chiesa il labirinto è il percorso della redenzione, per il buddismo è una immagine del mandala.  Il processo di formazione del cosmo, la via verso il tutto.  Per la massoneria è l’immagine della ricerca interiore.  Sui pavimenti delle cattedrali è un invito a riporre fiducia in dio.  Un invito al viaggio salvifico.  Nella tradizione della Cabala – ripresa dalla tradizione alchemica – il labirinto è il lavoro dell’Opera, cioè della grande trasmutazione delle cose.  Infine, non è raro trovare il labirinto nei sogni come annuncio di una rivelazione, come avventura interiore che si può accettare o perdere.

Obiettivo dell’esercitazione.  Interpretare con la forma di un labirinto un sentimento, una sensazione, un vizio o una virtù.
Ogni gruppo può elaborare l’immagine di questa esercitazione con il mezzo espressivo che meglio ritiene opportuno, disegno, foto, fumetto, collage, rappresentazione elaborata per via elettronica.
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L’elaborato dovrà essere presentato stampato su carta e in dischetto, accompagnato da una breve relazione esplicativa.  Non sono accettati altri supporti. 

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Il labirinto

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Esercitazione 5 – 2008-09 (4 – parte II)

IED – Sociologia – Anno accademico 2008-2009. 

Tema della quinta esercitazione.
I “NONLUOGHI”, INFERNI O PARADISI? (parte seconda) 
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Traccia per l’esercitazione.
I non-luoghi più complessi e problematici, all’interno delle grandi aree metropolitane, sono costituiti dai “centri commerciali” (shopping centre, o shopping mall).  Tecnicamente sono delle costruzioni, situate nella banlieue, che comprendono sotto lo stesso tetto un insieme di attività commerciali al dettaglio, di servizi e di occasioni di loisir.  Queste costruzioni sono concepite per favorire gli acquisti attraverso la climatizzazione dello spazio, scale mobili, musica ambiente, parcheggi gratuiti, attrazioni per i giovani.  In molti casi includono anche degli ipermercati che hanno una funzione di traino per il pubblico.
All’apparenza sono il risultato dell’urbanizzazione crescente e dell’aumentato livello di vita, una naturale evoluzione delle gallerie mercantili del secolo scorso e, più in là, dei souk arabi (i mercati della médina) o, meglio, dei bazar persiani, di cui spesso portano ancora il nome (bazar, alla lettera, significa il “posto dei prezzi”).
Ma è proprio cosi?
Marc Augé, studiandoli con l’occhio dell’antropologo sociale, ha messo in luce alcuni aspetti immateriali che ne fanno dei veri e propri santuari di un nuovo modello di vita, dove il tempo si ferma in un eterno presente senza storia, dove la solitudine di coloro che vi transitano spinge a comportamenti compulsivi, dove la vera vita è sospesa e la merce esaltata come una panacea, dove l’ansia dello straniero in transito è compensata da una sensazione di sempre uguale sia pure sotto scenografie diverse.  Di più, notano gli urbanisti, questi centri stanno diventando dei grandi buchi neri dentro e intorno ai quali niente è più come prima.  Le merci sono sempre più scadenti ed inutili, tutt’intorno fanno dei deserti commerciali distruggendo le attività artigianali , i piccoli negozi e riducendo l’occupazione, si mutano in isole dove si accede solo con l’automobile creando danni ambientali e inquinando l’atmosfera e, non da ultimo, si stanno trasformando in bunker continuamente monitorati che offendono la privacy e riducono la piacevolezza di quella che un tempo era la flänerie.
Anche il loro sviluppo è controverso, da una parte scricchiolano e tendono ad implodere, come sta avvenendo al South China Mall di Donngguan, in Cina.  Dall’altra stimolano nuovi modi di viverli, come è, per esempio, il mall walking o nuove mitologie, come Virtuty, lo shopping mall di Second Life.
Obiettivo dell’esercitazione.
Scegliere uno tra questi, che costituiscono i più grandi mall del mondo, ed enuclearne da una parte l’atmosfera, dall’altra un carattere scenografico significativo:
South China Mall (Dongguan), Golden Resources Shopping Mall (Beijing), SM Mall of Asia (Pasay City), Cevehair Istambul (Istambul), West Edmonton Mall (Alberta), SM Megamoll (Mandaluyong), Berjaya Times Square (Kuala Lampur), Vista Largo Store (Duluth), Mall of America (Bloomington), The Mall (Bristol).
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Ogni gruppo può elaborare l’immagine di questa esercitazione con il mezzo espressivo che meglio ritiene opportuno, disegno, foto, fumetto, collage, rappresentazione elaborata per via elettronica.
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L’elaborato dovrà essere presentato stampato su carta e in dischetto, accompagnato da una breve relazione esplicativa.
Non sono accettati altri supporti.

Non luoghi

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Esercitazione 4 – 2008-09 (4 – parte I)

IED – Sociologia – Anno accademico 2008-2009. 

Tema della quarta esercitazione.
I “NONLUOGHI” NELLA DEFINIZIONE DI MARC AUGÉ (parte prima) 
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Traccia per l’esercitazione.
Questo neologismo di non-luoghi definisce due concetti complementari quali sono il luogo – costruito con una destinazione d’uso specifica – e il rapporto che viene ad instaurarsi con chi ci transita, con i suoi utenti, con coloro che attraversano questo spazio.  L’espressione di non-luoghi, in questo senso, vuole contrapporsi ai luoghi antropologici classici, come sono i luoghi vissuti dagli uomini, le agorà, le piazze di paese, i mercati contadini.
I non-luoghi, nella realtà metropolitana, rappresentano un’espressione importante delle strutture necessarie per la circolazione accelerata delle persone, dei beni e delle merci (come sono gli aeroporti, i raccordi e gli svincoli stradali, le autostrade).
In questo senso, fanno parte dei non-luoghi anche i mezzi di trasporto, i grandi centri commerciali, i campi profughi, le grandi fiere campionarie, i megastore, eccetera.
In sostanza sono gli spazi in cui le singole persone, con i loro problemi e la loro solitudine, s’incrociano senza mai entrare in relazione, il più delle volte sospinti dal desiderio di muoversi, mostrarsi, consumare, accelerare le operazioni della vita quotidiana.
Afferma Marc Augé, questi non-luoghi sono una importante espressione della surmodernità.
Vale a dire essi non sono in grado d’integrare e d’integrarsi con i luoghi storici della città, anzi spesso entrano in conflitto con essi banalizzandoli, in pratica, devalorizzandoli alla stregua di curiosità per studiosi, come sono i musei o i palazzi antichi, le chiese.  Luoghi che non sanno rispondere alla logica dello spettacolo che domina la modernità.  Perché?  Perché la surmodernità è l’effetto combinato: Di un’accelerazione del tempo e degli avvenimenti che spesso finiscono per sovrapporsi o contraddirsi.  Di una banalizzazione dello spazio spesso connesso con il suo rimpicciolimento (psicologico) derivato dalla velocità con il quale lo si percorre.  Di un irrigidimento dell’individualità degli utenti dei non-luoghi in un ruolo preformato.
In questo modo, la surmodernità è, allo stesso tempo, un eccesso di senso paradossalmente reso evidente da un caos diffuso.
Conclude Augé, per questo i non-luoghi sono lo spazio deputato della surmodernità.
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L’obiettivo di questa esercitazione è di rappresentare un dettaglio di un non-luogo che ne sveli la sua natura di artificio culturale e funzionale nell’ambito della modernità. 

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Ogni gruppo può elaborare l’immagine di questa esercitazione con il mezzo espressivo che meglio ritiene opportuno, disegno, foto, fumetto, collage, rappresentazione elaborata per via elettronica.
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Non sono accettati altri supporti.

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Non Luoghi

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Non Luoghi

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