IED – Sociologia – Anno accademico 2008-2009.
Tema della quarta esercitazione.
I “NONLUOGHI” NELLA DEFINIZIONE DI MARC AUGÉ (parte prima)
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Traccia per l’esercitazione.
Questo neologismo di non-luoghi definisce due concetti complementari quali sono il luogo – costruito con una destinazione d’uso specifica – e il rapporto che viene ad instaurarsi con chi ci transita, con i suoi utenti, con coloro che attraversano questo spazio. L’espressione di non-luoghi, in questo senso, vuole contrapporsi ai luoghi antropologici classici, come sono i luoghi vissuti dagli uomini, le agorà, le piazze di paese, i mercati contadini.
I non-luoghi, nella realtà metropolitana, rappresentano un’espressione importante delle strutture necessarie per la circolazione accelerata delle persone, dei beni e delle merci (come sono gli aeroporti, i raccordi e gli svincoli stradali, le autostrade).
In questo senso, fanno parte dei non-luoghi anche i mezzi di trasporto, i grandi centri commerciali, i campi profughi, le grandi fiere campionarie, i megastore, eccetera.
In sostanza sono gli spazi in cui le singole persone, con i loro problemi e la loro solitudine, s’incrociano senza mai entrare in relazione, il più delle volte sospinti dal desiderio di muoversi, mostrarsi, consumare, accelerare le operazioni della vita quotidiana.
Afferma Marc Augé, questi non-luoghi sono una importante espressione della surmodernità.
Vale a dire essi non sono in grado d’integrare e d’integrarsi con i luoghi storici della città, anzi spesso entrano in conflitto con essi banalizzandoli, in pratica, devalorizzandoli alla stregua di curiosità per studiosi, come sono i musei o i palazzi antichi, le chiese. Luoghi che non sanno rispondere alla logica dello spettacolo che domina la modernità. Perché? Perché la surmodernità è l’effetto combinato: Di un’accelerazione del tempo e degli avvenimenti che spesso finiscono per sovrapporsi o contraddirsi. Di una banalizzazione dello spazio spesso connesso con il suo rimpicciolimento (psicologico) derivato dalla velocità con il quale lo si percorre. Di un irrigidimento dell’individualità degli utenti dei non-luoghi in un ruolo preformato.
In questo modo, la surmodernità è, allo stesso tempo, un eccesso di senso paradossalmente reso evidente da un caos diffuso.
Conclude Augé, per questo i non-luoghi sono lo spazio deputato della surmodernità.
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L’obiettivo di questa esercitazione è di rappresentare un dettaglio di un non-luogo che ne sveli la sua natura di artificio culturale e funzionale nell’ambito della modernità.
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Ogni gruppo può elaborare l’immagine di questa esercitazione con il mezzo espressivo che meglio ritiene opportuno, disegno, foto, fumetto, collage, rappresentazione elaborata per via elettronica.
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L’elaborato dovrà essere presentato stampato su carta e in dischetto, accompagnato da una breve relazione esplicativa.
Non sono accettati altri supporti.