A – IED, Milano. Anno accademico 2009-2010
Cattedra di sociologia.
(Esercitazioni)
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Esercitazione numero quindici.
Un brindisi al genere con Rose Sélavy.
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Ottica di precisione Rose Sélavy
New York – Parigi
Assortimento completo di baffi e trucchetti.
Praticamente tutte le culture, del passato come del presente, hanno stabilito delle regole precise circa cosa ai due sessi riconosciuti fosse permesso o non d’indossare. Il termine crossdressing denota l’atto o l’abitudine di mettersi vestiti comunemente associati al sesso opposto al proprio.
Il termine crossdresser non riguarda né l’identità di genere e né l’orientamento sessuale, quindi non è sinonimo di transessuale o di transgender e tantomeno denota una qualche preferenza sessuale. Rappresenta, nella sostanza un giuoco di ruolo oggi molto frequente nella cultura anglosassone.
Nel 1920 Marcel Duchamp si duplicò scegliendo sembianze femminili: quelle di Rose Sélavy.
Con questo nome è “firmato” un ready made, Fresh Widow, derivante dal montaggio artigianale di una finestra verde in stile francese con pannelli di cuoio nero. Questa vedova impudica era nata come una French Window, ma così non incantava nessuno. Da questo momento le opere di Rose si moltiplicano. Al suo nome è legato, sempre nel 1920, l’apparecchio ottico a motore detto Rotative plaques verre (optique de précision) e nel 1921 il ready made costituito da una gabbietta con cubetti di marmo e osso di seppia è battezzato Why not sneeze Rose Sélavy? Nel frattempo il nome di Rose si era trasformato in Rrose, di fatto fu sufficiente la semplice aggiunta di una consonante per delineare ancor meglio il mistero del doppio. Di ciò esiste anche documentazione fotografica. Nel 1921 Man Ray collaborò al numero unico della rivista New York Dada dove pubblicò una fotografia di Duchamp nelle vesti femminili di Rrose Sélavy, con un cappellino a fascia a motivi geometrici e un elegante collare di volpe sorretto dalle mani che lo accarezzano. La fotografia ci mostra un viso dall’espressione inafferrabile: labbra appena schiuse da un sorriso misterioso, occhi languidi. Quanto al cappellino gli era stato prestato da Germaine Everling, la compagna di Picabia.
Cosa rappresenti Rrose lo rivela la dedica che compare sulla fotografia: Lovingly, Rrose Sélavy alias Marcel Duchamp.
Rrose Sélavy suona come Eros c’est la vie. Ma non solo di questo si trattava. In un colloquio con Pierre Cabanne un attento storico delle avanguardie, Duchamp fece alcune sorprendenti considerazioni: Volevo cambiare la mia identità e dapprima ebbi l’idea di prendere un nome ebraico. Io ero cattolico e questo passaggio di religione significava già un cambiamento. Ma non trovai nessun nome ebraico che mi piacesse, o che colpisse la mia immaginazione, e improvvisamente ebbi l’idea: perché non cambiare di sesso?
Obiettivo dell’esercitazione è realizzare un crossdressing con il quale assumere l’identità di un Altro-da-se e registrarne le impressioni.
Ogni gruppo può elaborare le immagini di questa esercitazione con il mezzo espressivo che ritiene più opportuno, disegno, foto, fumetto, collage, rappresentazione elaborata per via elettronica.
L’elaborato dovrà essere presentato su dischetto, accompagnato da una breve relazione esplicativa.
Non sono accettati altri supporti.
Gli studi di genere o gender studies rappresentano un inedito approccio allo studio dei significati socio-culturali della sessualità e dell’identità in genere. Nati in Nord America a cavallo tra gli anni settanta e ottanta nell’ambito degli studi culturali, si diffondono in Europa Occidentale negli anni ottanta , sviluppandosi a partire dal femminismo ma trovando una sponda teorica nel decostruzionismo francese, in particolare di Jacques Derrida e negli studi che uniscono psicologia e linguaggio.
Tradizionalmente gli individui vengono divisi in uomini e donne sulla base delle loro differenze biologiche. Nel sentire comune, infatti, il sesso e il genere costituiscono un tutt’uno. Gli studi di genere propongono invece una suddivisione, sul piano teorico-concettuale, tra questi due aspetti dell’identità.
Di fatto il sesso costituisce un corredo genetico o, se si preferisce, un insieme di caratteri biologici, fisici e anatomici che producono la dicotomia maschio/femmina.
Il genere rappresenta una costruzione culturale, la rappresentazione di comportamenti che rivestono il corredo biologico e danno vita allo status di uomo e di donna.
Oggi si ritiene che sesso e genere non costituiscono due dimensioni contrapposte ma interdipendenti perché sui caratteri biologici si innesca il processo di produzione delle identità di genere.
Il genere è un prodotto della cultura umana e il frutto di un persistente rinforzo sociale e culturale delle identità: viene creato quotidianamente attraverso una serie di interazioni che tendono a definire le differenze tra uomini e donne. A livello sociale è necessario testimoniare continuamente la propria appartenenza di genere attraverso il comportamento, il linguaggio, il ruolo sociale. Si parla a questo proposito di ruoli di genere. In sostanza, il genere è un carattere appreso e non innato. Maschi e femmine si nasce, uomini e donne si diventa.
Una curiosità. Nel 1894 un contabile dell’ambasciata di Francia in Cina (tal Renée Gallimard) s’innamora di una attrice (Song Liling) che, qualche anno dopo si rivelerà essere un uomo. La storia di Madame Butterfly è questa. Anche se Giacomo Puccini ambienta la storia di Pinkerton (il tenore), ufficiale della marina americana a Nakasaki e per gioco lo fa sposare, secondo le usanze locali, con una geisha quindicenne di nome Cio-cio-san (Chōchō-san), termine che significa Madama Farfalla, in
inglese Butterfly (il soprano), acquisendo così il diritto di poterla ripudiare, cosa che di lì ad un mese fece. Ma questa, forte di un amore tenace, pur struggendosi nella lunga attesa accanto al bimbo nato da quelle nozze, continua a ripetere a tutti la sua incrollabile fiducia nel ritorno dell’amato.
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