IED – Sociologia – Anno accademico 2008-2009.
Tema della nona esercitazione: il “corpo”.
I primi due autori che se ne sono occupati nell’ambito delle scienze sociali sono Georg Simmel e Marcel Mauss. I loro studi risalgono alla prima parte del Novecento. Questi studi, in seguito si sono evoluti verso una sociologia del corpo o delle culture corporee in una prospettiva “culturalista”. Il tema del corpo lo ritroviamo anche nella sociopatica e nella prossemica e in tutte le ricerche dove compare il vissuto e la corporeità. Sostanzialmente il dibattito sul corpo, oggi, ha preso tre direzioni. La prima consiste nel pensare il corpo come inessenziale rispetto al pensiero dell’uomo relegato ad espressione di uno sviluppo simbolico delle attività culturali in senso antropologico.
La seconda cerca di costruire un ponte tra il biologico e il simbolico. Cioè, tra l’uomo come espressione della materialità naturale e l’uomo come creatura simbolica, che non può non porsi, in ogni momento, la questione del vissuto, del senso dell’essere.
La terza direzione, quella che in questo momento è egemone, cerca una via di accesso alle forme culturali grazie ad un pensiero del corpo che non si esaurisce alle funzioni biologiche che lo definiscono.
Di fatto, noi siamo un corpo. Abbiamo un corpo solo quando soffriamo. Solo quando il vivere è incarnato e ci spinge a pensare l’eccesso. La trasformazione dell’organismo in corpo è fondamentale perché indica una rottura tra l’ordine biologico e l’ordine antropologico.
In altri termini, il passaggio del corpo ad individuo sociale è un salto qualitativo che non può essere spiegato con la biologia.
Una delle ragioni per cui il corpo è oggi al centro di così tante attenzioni sta nel fatto che un certo numero di nuove tecnologie hanno radicalmente rovesciato le categorie classiche con il quale lo si considerava. Per esempio, con “internet” si può abitare il ciberspazio e non avere bisogno di un corpo. Cosa significa? Che la comunicazione e l’immaginazione si sono liberate della presenza corporale del soggetto con una conseguenza: la nostra esistenza, la nostra esperienza e la nostra identità sono diventate liquide e, di riflesso, immateriali. In sintesi, potremmo dire che le nuove tecnologie esigono di ripensare il corpo e questo avviene in molti modi e non si limita alle tecniche che agiscono direttamente sul corpo, come il transessualismo, i tatuaggi, il bodybuilding, la medicalizzazione, la clonazione o la fecondazione in vitro, riguarda anche l’immagine del corpo, il suo marketing e il suo divenire mera rappresentazione. Ci sono tecnologie che catturano delle parti sconosciute e invisibili del corpo. Lo sguardo medico, per esempio, penetra da tempo sotto la pelle a cominciare dall’invenzione dei raggi X da parte di Wilhelm Conrad Röntgen, nel 1895. Oggi abbiamo l’ecografia, l’endoscopia, la tomografia ad emissione di positroni (la TAC), la risonanza magnetica. Tutte tecniche che hanno contribuito alla creazione di un mito, quello del corpo trasparente. Un tempo, come ha notato Michel Foucault, il corpo era sottoposto a “decriptazione”, era una massa opaca, oggi è “obiettivato” e visualizzato, appiattito a figura.
In breve, l’immagine del corpo ha finito per esprimere l’identità corporale a dispetto di ogni illusione sull’anima.
Queste osservazioni ci consentano, qui, di rileggere brevemente la storia della Body–Art, nata negli anni ‘60 del secolo scorso. L’arte si è sempre occupata della rappresentazione del corpo o di parti di esso, ma l’idea nuova di questa esperienza è la messa in discussione del corpo per ciò che rappresenta. Si sottolineano le singolarità del corpo, le differenze specifiche, il contrasto con l’identità, come sono le differenze di sesso, di razza, di età.
Le “body-artiste” arrivano ad intendere la Body–Art come un’emancipazione del corpo, per questo sono anche delle femministe che si battono contro la dominazione maschile delle forme della modernità. Di grande importanza in questo senso è l’opera di Carolee Schneeman e, tra i suoi lavori, di Interior Scroll, del 1975. In questa performance l’artista – completamente nuda sul palcoscenico – estrae dalla vagina un “rotolo” scritto, una parodia di un tampone vaginale, che legge. Rappresenta un panegirico della sua visibile femminilità, indifesa, “spiumata” e irrimediabilmente diversa. Dopo alterne vicende, anche contraddittorie – in cui la Body-Art volle esprimere il femminile senza usare il corpo – nell’ultima decade del Novecento il corpo ha di nuovo ritrovato una posizione centrale.
Questa volta, però, non come “corpo politico” da emancipare, ma piuttosto come elemento campione per misurare un mondo e le nuove tecnologie, in particolare quelle immateriali, che in qualche modo sono in uno stretto rapporto di sintonia con l’affettività corporale femminile.
In questo senso è significativa l’opera della palestinese Mona Hatoum, nata in Libano, che in Corps étranger del 1994 esplora l’interno di se stessa. È un’esplorazione affascinante e violenta e allo stesso tempo una banalizzazione dell’ego. In pratica è un’endoscopia che entra sotto la pelle e penetra negli orifizi dell’artista. Questa visita nell’interiorità si realizza dentro una cabina circolare che segrega lo spettatore per costringerlo a pensare a sé stesso come corpo e, al tempo stesso, al non corpo, cioè, a quell’entità estranea e ripugnante, messa a nudo, che lo circonda.
Attraverso il corpo le persone, non solo gli artisti, fanno del mondo la misura della sua esperienza.
Un’esperienza coerente e, in qualche modo, permeabile, significativa, perché il corporale viene da lontano e rappresenta una categoria fondamentale dell’ontologia degli stoici.
Si può dire che il corpo produce continuamente senso, il cui fine pratico è quello di operare una mediazione tra l’individuo e il mondo, sia da un punto di vista sociale che culturale.
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Ogni gruppo può scegliere tra questi due obiettivi dell’esercitazione.
Primo obiettivo. Comunicare un sentimento astratto, come l’amicizia, l’astio, l’affetto, l’amore, l’indifferenza, il desiderio, il disappunto, la differenza.
Secondo obiettivo. Comunicare uno stile di vita o un aspetto “estetico” che riguardi la vita corrente.
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Questa esercitazione può essere realizzata o con una serie di fotografie o con un filmato o con una colonna sonora o, infine, intrecciando queste tecniche in un video.
L’elaborato dovrà essere presentato su dischetto, accompagnato da una breve relazione scritta esplicativa.
Non sono accettati altri supporti.