Esercitazione 3 – 2008-09 (3 – parte II)

Tema della terza esercitazione.
IMMAGINARE LA VELOCITÁ (parte seconda) 
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(Traccia dell’esercitazione.)
  “La velocità nella letteratura e nelle arti”.
La velocità, intesa in astratto, è il risultato di una frazione di tempo e spazio, ma la sua “scoperta”, nel corso del ventesimo secolo, come dimensione di un nuovo paradigma del vivere, ha finito per assumere una grande importanza anche nel panorama culturale e sociale della modernità.
In questo contesto un ruolo centrale è stato giocato dal futurismo italiano, che arrivò a creare un vero e proprio mito della velocità, definita come l’espressione di una nuova religione-morale, in un manifesto ad essa dedicato del maggio 1916.
Nella definizione di questa ideologia è fondamentale il contributo di Filippo Tommaso Marinetti che, già nel 1905, scrive un’ode all’automobile da corsa, strumento di voluttà ed ebbrezza.
Nelle arti plastiche sarà poi determinante il contributo di Umberto Boccioni con il suo dinamismo plastico, per mezzo del quale è possibile sperimentare le violente emozioni del moto, della velocità e dell’azione.  Altrettanto importanti saranno i contributi di Carrà, Russolo, Balla, Severini e Dottori.
La velocità nel futurismo sarà poi ripresa nel 1928 con il manifesto della aereopittura futurista,
in cui, ancora una volta questo mito sarà indicato come lo stimolo principale della fantasia degli artisti.
Una interessante evoluzione del tema della velocità lo si trova anche nel fotodinamismo dei fratelli Bragaglia, in cui ad un lavoro sulla plasticità delle immagini s’intrecciano concetti già elaborati dal filosofo francese Herni Bergons (1859-1941).
Anche nella musica futurista ritroviamo il mito della velocità nel manifesto di F.B. Pratella che, scrive, “Aggiungeremo ai grandi motivi centrali del poema musicale il dominio della macchina e il regno vittorioso dell’elettricità”.  Metafore di un modo di “sentire” la musica che possiamo addirittura ritrovare nel progressive-metal e, per fare un solo esempio, nei Dream Theater, il gruppo di John Petrucci, Mike Portony ed altri, fondato a Boston nel 1985.
Per finire ricordiamo i quattro grandi poemetti di Thomas Eliot (Four Quartets) in cui il tempo, sulla falsariga degli ultimi quartetti per archi di Beethoven, diventa poesia attraverso quello che la critica letteraria chiamerà una struttura stilistica lirico-prosaica fondata sul contrasto tematico.
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L’obiettivo di questa esercitazione è di rappresentare la velocità utilizzando la figura retorica che si ritiene più consona alla sua rappresentazione. 
(La figura scelta va indicata e descritta nella relazione che accompagna l’esercitazione.  Utilizzare il lemma “figure retoriche” di Wikipedia.)
Ogni gruppo può elaborare l’immagine di questa esercitazione con il mezzo espressivo che meglio ritiene opportuno, disegno, foto, fumetto, collage, rappresentazione elaborata per via elettronica.
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L’elaborato dovrà essere presentato stampato su carta e in dischetto, accompagnato da una breve relazione esplicativa.
Non
sono accettati altri supporti.

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Esercitazione 2 – 2008-09 (3 – parte I)

Ied – Sociologia – Anno accademico 2008-2009. 
Tema della terza esercitazione:

IMMAGINARE LA VELOCITÁ (parte prima)
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 (Traccia per l’esercitazione.)  Spesso gli studiosi sono costretti ad inventare delle nuove parole per meglio definire dei nuovi campi di sapere, dei nuovi paradigmi, cioè, delle matrici disciplinari con le quali ragionare su concetti fino a quel momento marginali.  Due parole che ci riguardano sono: Semiocrazia e Dromocrazia.  Servono ad indicare due aspetti della società moderna che fini a ieri non esistevano o non erano così importanti.
Il primo indica la dimensione iperreale della modernità.  Il secondo serve a sottolineare il carattere della velocità che contraddistingue l’epoca che stiamo vivendo.  Naturalmente la storia dell’uomo è sempre stata una corsa contro il tempo.  In principio era una corsa per la sopravvivenza, cioè, era una fuga davanti ai predatori, oggi ha cambiato aspetto, è diventata per molti una corsa per il potere.
Dobbiamo a Paul Virilio aver definito come dromologia la disciplina che studia i fenomeni sociali dal punto di vista della velocità.  Dromos in greco significa corsa.  La dromologia è dunque una logica della corsa o meglio una teoria della velocità.  In altre parole si considera la velocità come una categoria a sé, capace di spiegare molti fenomeni della modernità e della storia dell’uomo.
La caccia con le mute dei cani o con l’inseguimento delle prede sono elementi essenziali nello sviluppo della società e questo vale anche in natura.  La velocità con cui un animale cattura la sua preda costituisce, di fatto, il fulcro della società animale.  In particolare la velocità è il segno distintivo della rivoluzione industriale.  La macchina a vapore e il telegrafo sono l’esempio più evidente di questa rivoluzione.  Qui, parliamo di velocità e di accelerazione a prescindere della loro formulazione cinetica, privilegiandone gli effetti sociali, politici e di costume.  Come è stato da molti sottolineato la guerra, la comunicazione, l’economia, la politica sono scenari modellati dalla velocità che impone ad essi le sue evoluzioni.  In questo senso la dromocrazia può essere definita il modello di un mondo il cui sviluppo dipende dal suo stesso modello cinetico, cioè, dipende dal movimento più o meno veloce delle parti che la compongono, con la conseguenza che la politica, in senso classico, non è più in grado di governare l’escalation della tecnica e delle sue applicazioni tecnologiche.
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L’obiettivo di questa esercitazione è di rappresentare la velocità utilizzando la figura retorica che si ritiene più consona alla rappresentazione di questa.
(La figura scelta va indicata è descritta nella relazione che accompagna l’esercitazione.  Utilizzare il lemma “figure retoriche” di Wikipedia.)
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Ogni gruppo può elaborare l’immagine di questa esercitazione con il mezzo espressivo che meglio ritiene opportuno, disegno, foto, fumetto, collage, rappresentazione elaborata per via elettronica.
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L’elaborato dovrà essere presentato stampato su carta e in dischetto, accompagnato da una breve relazione esplicativa.
Non
sono accettati altri supporti.

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IED – Esercitazione 1 – 2008-09 (1 e 2)

PRIMA E SECONDA ESERCITAZIONE:
LE CITTA’ DELL’UTOPIA E GLI UTOPISTI.

Ottobre 2008
Tema dell’esercitazione:
UNA CARTOLINA DA…
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Perché questo tema?
In una recente conferenza a Londra l’ONU ha sottolineato il fatto che metà della popolazione mondiale vive in una città e, si valuta, che entro il 2030 più di due terzi dell’umanità vivranno in un’area metropolitana. 

La parola è il concetto di “utopia” sono nati da un libro di Thomas More, altre ne sono seguite, anche se la stragrande parte delle utopie non sono esistite che sulla carta stampata.
L’utopia può essere politica, sociale, economica, ecologica, progettuale, architetturale, di fatto concerne tutto il campo del pensiero e delle attività degli uomini.
Possiamo definirla la figurazione di un’idea: quella di un mondo ideale, ma non resta mai un’idea astratta perché ha bisogno di una rappresentazione, diviene immagine, piano, progetto, quadro, celebra l’immaginazione e la riflessione, da vita alle illusioni della notte.

Chi sono e che società ci propongono gli utopisti?
Dobbiamo per cominciare rilevare un fatto singolare, lo studio della città, cioè, l’urbanistica, una delle tante scienze positive che nascono all’inizio del diciannovesimo secolo, è stata preceduta da una stagione di “utopie”, tra cui abbondano i progetti di città ideali, da Moro, a Tommaso Campanella a  Francesco Bacone.
Rappresentano il sogno di un mondo ideale e allo stesso tempo di una cristallizzazione della società nella prospettiva di una perfezione senza fine.

Secondo Lewis Mumford le utopie sono di due tipi, quelle di evasione che aspirano a liberare da subito dalle costrizioni del presente e quelle di ricostruzione che tendono a costruire le premesse per una liberazione futura.
In generale le utopie hanno questo che le caratterizza, sono ricorrenti nella storia dell’umanità e si manifestano soprattutto nei momenti di declino o di passaggio.
L’Ottocento, in particolare ha visto anche una grande fioritura di scrittori utopistici, dall’americano Thomas Spence (1750-1814) allo scrittore inglese Herbert George Wells (1866-1946), più conosciuto come H.G. Wells.  (Un suo romanzo, La guerra dei mondi, nell’adattamento radiofonico di Orson Welles del 1938 farà scoprire al mondo il potere di sincronia della radio.  Lo vedremo in seguito.  Una curiosità, H.G. Wells nei panni di uno scienziato compare anche in una serie di racconti di Dylan Dog.)
La ragione di questa fioritura è evidente, considerate le tensioni che hanno attraversato il secolo, lo scontro tra città e campagna, tra Capitale e Lavoro, tra innovazione e conservazione, i profondi mutamenti del paesaggio fisico e sociale.
Insomma, da una parte c’era la società che conosciamo, perché l’abbiamo ereditata, dall’altra le speranze di coloro che non volevano credere che questo fosse il migliore dei mondi possibili.

In questa prospettiva c’è un passaggio importante, deriva dalle vicende politiche e dagli eventi del 1848.
Fino a questa data le utopie descrivevano un progetto di società ideale o di come la società sarebbe dovuta diventare.
Dopo questa data la componente sociale si attenua ed emergono sempre di più gli aspetti meramente tecnici, soprattutto in ordine all’abitabilità, all’igiene, alla gestione dei tempi e degli stili di vita.
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Gli “utopisti” che prenderemo in considerazione nella prima esercitazione sono:
Thomas More, Tommaso Campanella, Robert Owen, Claude-Henri de Saint-Simon, Charles Fourier, Jean Baptiste Godin, James Buckingham, Ebenezer Howard, Arturo Soria y Mata.

Gli “utopisti” che prenderemo in considerazione nella seconda esercitazione sono:
Toni Garnier, Antonio Sant’Elia.
In particolare, i tre architetti che vollero, attraverso le idee dell’Illuminismo, riscrivere con la poesia dell’invenzione monumentale la prospettiva neoclassica, Claude Nicholas Ledoux, Étienne-Louis Boullée, Jean-Jacques Lequeu.
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Le città dell'utopia - esercitazione

Le città dell'utopia - esercitazione

Le città dell'utopia - esercitazione

Le città dell'utopia - esercitazione

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Le città dell'utopia - esercitazione

Le città dell'utopia - esercitazione

Le città dell'utopia - esercitazione

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