Geographia: da “scrittura della terra” a mappa dei desideri – IED – Esercitazione 11 – 2010-2011

IED, Milano. Anno accademico 2010-2011

Cattedra di sociologia.
(Esercitazioni)
Esercitazione numero undici.

Lunedì 14 marzo 2011.
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GEOGRAPHIA: DA “SCRITTURA DELLA TERRA” A MAPPA DEI DESIDERI.

(A partire da “Le monde au temps des surréalistes(°)”, in Variété, Bruxelles,1929.)

La geografia immaginaria, come hanno dimostrato gli scrittori di utopie e, in particolare, il movimento surrealista, è un elemento essenziale della letteratura come delle arti.

Qualunque forma di “racconto”, romanzo, storia, film, fumetto cronaca, sequenza d’immagini, o qualunque desiderio di vivere altrove, presuppone una forma di “geografia” così come presuppone una storiografia, una epistemologia immaginaria, un modello di vita corrente.

Per quanto immaginario il “luogo” di una narrazione è sempre un avatar di un territorio vero e la sua mappa è la rappresentazione del sistema dei segnali inscritti in esso come rappresentazione dei nostri desideri.

Nelle carte immaginarie, però, il carattere narrativo è sempre prevalente e questi si evidenzia, nella maggioranza dei casi, a partire da un soggetto, da una situazione e/o da un viaggio. Del resto, è proprio grazie ai viaggi che i luoghi-dove-sono-i-leoni (in origine, la locuzione latina hic sunt leones compariva sulle carte geografiche dell’antica Roma in corrispondenza delle zone inesplorate dell’Africa e dell’Asia) possono essere cartografati.

Altre geografie immaginarie sono quelle costituite dai “campi semantici”, dalle passioni, dagli imperativi morali, dalle scelte politiche.

Qui i viaggi sono di conoscenza (alla ricerca di un sapere) o di autocoscienza (alla ricerca del proprio essere) e si compiono inseguendo una metafora o il mondo delle chimere, il “vello d’oro” degli Argonauti, il tesoro dei pirati nascosto nelle isolette dei Caraibi, le odissee nello spazio alla ricerca di nuovi mondi – sogni – abitabili.

In questa prospettiva, dal punto di vista morfologico, i territori immaginari non sono di meno di quelli reali, anche se c’è una differenza tra la funzione d’uso delle carte reali e la funzione di produzione di quelle immaginarie.

Tuttavia quando queste due funzioni si fondono abbiamo le carte congetturali, dove il noto si mescola all’immaginato, consentendoci una connessione che mette in luce la fascinazione, sapienziale ed estetica, delle terrae incognitae. Queste carte rendono evidenti altri sogni, altre utopie, altre speranze. Costruiscono ed impongono altre prospettive all’ovvio, altre frecce all’arco dell’avventura.

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L’esercitazione può essere svolta in due modi.

O viene descritto attraverso una o più mappe (o, carte) un paese, una città, uno Stato immaginario mettendo in evidenza i caratteri che si ritengono salienti o specifici a rivelarlo.

O si ricostruisce una carta dell’Europa non per quello che è, ma per quello che potrebbe essere se la grandezza dei vari Stati corrispondesse a certi caratteri morali, sociali e politici che si ritengono importanti. Questi caratteri devono essere elencati esplicitamente.

Questa esercitazione può essere realizzata con gli strumenti “visuali” che si ritengono più opportuni.

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L’elaborato dovrà essere presentato su dischetto, accompagnato da una breve relazione esplicativa.

Non sono accettati altri supporti.

(°) – In questa mappa gli imperialismi vacillano, l’isola di Pasqua incombe sull’Australia, il Labrador sugli Stati Uniti. Due sole città in Europa meritano di essere ricordate, Parigi e Costantinopoli. Ma forse ciò che più conta è la linea dell’Equatore che vacilla sulla sua rettitudine!

 

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Dai “Lupercalia” al “Giri Choco”. Valentino va in oriente! – IED – Esercitazione 10 – 2010-2011

IED, Milano. Anno accademico 2010-2011

Cattedra di sociologia.

(Esercitazioni)
Esercitazione numero dieci.

Lunedì 14 febbraio 2011.

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DAI “LUPERCALIA” AL “ GIRI CHOCO”.
VALENTINO VA IN ORIENTE!


14 febbraio. Festa dell’amore, dell’amicizia, …dei bottegai! Le coppie si scambiano rose, cioccolatini, regali. Si scambiano “valentini”, bigliettini affettuosi in cui dominano i cuoricini e i cupido. È stato valutato che sono circa un miliardo il numero dei cartoncini e dei messaggi scambiati, a cui vanno aggiunti i fiori e i dolciumi. Naturalmente non è sempre stato così.

Febbraio è il mese della fertilità e delle passioni carnali. Divide a metà il settimo mese dell’anno secondo il calendario attico, mese dedicato ai matrimoni, ai Gemelli che li proteggevano e alle Gamelie le feste in ricordo delle nozze di Era con Zeus.

A Roma il 15 febbraio si celebravano i Lupercali, festa ambigua e turpe, dei lupi affamati che minacciano i greggi, delle lupae che minacciano la pace familiare trascinando gli uomini nella deboscia. Una festa in cui c’è di mezzo Dionisio non poteva essere diversa, complice Giunone che alle donne rese sterili dall’inverno suggeriva di farsi penetrare (inito e da qui Inuus, Fauno ) da un caprone sacro. I Romani devoti, ma non stupidi, non l’ascoltarono, mentre i caproni, trascinati sulle pire, furono sacrificati e la loro pelle usata come mantella dai Luperci, i giovani sacerdoti che correvano seminudi per le strade, ebbri di vino, con il corpo spalmato di grasso e una maschera di fango sul viso.

È l’ultima festa romana a cadere, abolita dai cristiani che però temendo la forza di Pan la rigenerarono dedicando il giorno prima, il 14 febbraio, a tre martiri e santi, tutti e tre chiamati Valentino, per decreto di papa Gelasio primo.

Nessuna cronaca lega uno di questi San Valentino all’amore cortese se si esclude un documento inglese del quattordicesimo secolo in cui maliziosamente si afferma che in questo giorno gli uccelli si accoppiano.

In realtà il mito di San Valentino, protettore degli innamorati, nasce nell’Ottocento e nel Novecento comincia a diffondersi fuori dall’Europa, soprattutto in Oriente, mentre non ha trovato se non pochi riscontri nell’America Latina – per esempio, il giorno degli innamorati in Brasile, il dia dos namorados, è il 12 giugno. Da una trentina d’anni è divenuto molto popolare anche in Cina, soprattutto nelle grandi città, di solito viene accostato ad un’altra festa tradizionale degli innamorati, il Qi Qiao Jie.

Sponsorizzato dai produttori di cioccolato San Valentino è diventata una festa importante in Giappone dove però ha subito una profonda trasformazione che riflette la grande abilità di questa cultura a metamorfizzare le usanze occidentali con le quali viene in contatto.

Il Giri choco, letteralmente impegno al cioccolato, è l’obbligo che hanno le donne a donare nel giorno di San Valentino del cioccolato agli uomini, soprattutto superiori e colleghi del mondo del lavoro, vicini di casa, amici o conoscenti occasionali come le persone che s’incontrano sui treni dei pendolari. Questo dono deve essere assolutamente ricambiato il 14 marzo, il giorno bianco (Howaito de), naturalmente deve essere più costoso del valore del cioccolato ricevuto, fino a tre volte tanto. Quanto al cioccolato del Giri choko non deve essere molto costoso, per non creare equivoci perché il 14 febbraio è anche il giorno del Honmei choco, il giorno del cioccolato donato con sentimento. È il cioccolato che le donne regalano ai fidanzati, ai mariti e agli amanti, dev’essere di cioccolato superiore e possibilmente lavorato a mano per dare l’impressione che è unico come è unico l’amore. Anche in questo caso il 14 marzo il dono deve essere ricambiato. Il modo perfetto di farlo è con un anello di fidanzamento, ma sono ben accetti tutti i regali preziosi che hanno attinenza alla persona.

In questa parte del testo abbiamo usato spesso la parola “deve”, è un modo grossolano per tradurre l’espressione di “giri”, uno dei sentimenti più complessi della cultura giapponese in cui confluisce il dovere, l’obbligo, l’impegno, la responsabilità, il carico che un individuo sente dentro se stesso nei confronti di un’altra persona, di una circostanza, di una situazione e che è imposto solo dal proprio senso morale, ma con vincoli che sono più forti dell’imperio della legge.

Obiettivo dell’esercitazione è quello di preparare una serie di immagini o/e di gadgets per un produttore di cioccolato europeo che vuole vendere cioccolato per il Giri choco, l’Honmei choco e il giorno bianco ai giapponesi che vivono tra di noi.

L’elaborato dovrà essere presentato su dischetto, accompagnato da una breve relazione esplicativa.

Non sono accettati altri supporti.



















































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Tres Carnestolendas – IED – Esercitazione 9 – 2010-2011

IED, Milano. Anno accademico 2010-2011

Cattedra di sociologia.
(Esercitazioni)

Esercitazione numero nove.
Lunedì 7 febbraio 2011.

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TRES CARNESTOLENDAS.

I carnevali in Sudamerica, patrimoni immateriali dell’umanità.

Nel 2003 a Parigi la trentaduesima sessione dell’Assemblea Generale dell’UNESCO votò la “Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale”. Dopo secoli di pregiudizi politici, culturali, economici e sociali finalmente il patrimonio immateriale di coloro che non facevano parte della Civilisation occidentale venne riconosciuto e tutelato.

Nell’occasione fu stilata la seguente definizione:

Si intende come “patrimonio culturale immateriale” le pratiche, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze e i saperi – così come gli strumenti, gli oggetti, gli artefatti e gli spazi culturali che sono loro associati – che le comunità, i gruppi e, eventualmente, gli individui riconoscono come facenti parte del loro patrimonio culturale.

Questo patrimonio culturale immateriale, trasmesso di generazione in generazione, è ricreato continuamente dalle comunità e gruppi in funzione del loro ambiente, della interazione con la natura e con la storia, procura loro un sentimento di identità e di continuità e contribuisce a promuovere il rispetto della diversità culturale e della creatività umana”.


I carnevali sono una tra le maggiori espressioni della cultura popolare sudamericana. La loro origine risale ai festeggiamenti che i “conquistatori del nuovo mondo”, soprattutto gli spagnoli, introdussero tra i nativi, ma con il tempo si sono trasformati fino a diventare un’espressione genuina del costume locale e un’importante occasione di socialità.

In Europa è il carnevale di Rio il più conosciuto almeno da quando i cordões fecero la loro apparizione per le strade di Rio de Janeiro, oggi palestra di balli e sfilate di bandas e di blocos.

Il carattere pluri-culturale di questo continente, tuttavia, ha prodotto una serie di carnevali unici nella loro diversità che sempre più spesso recuperano le loro radici pre-ispaniche e si coniugano con l’espressioni dell’arte popolare di strada, come la musica, la danza e la giocoleria, con forti connotazioni satiriche e parodistiche.

Oltre al carnevale di Buenos Aires, caratterizzato dalla cosiddetta murga porteña, una forma di teatro di strada originario dell’Uruguay, che durante la dittatura militare (1976-1983) si trasformò in una sorta di contestazione del regime, sono considerati un patrimonio dell’umanità i due carnevali colombiani di Oruro, la capitale, e di Barranquilla, una città industriale sulla costa dei Caraibi.

Il primo dei due è connotato dall’incontro della religione cattolica con l’antico folclore del popolo Uro. Non per caso inizia con una cerimonia dedicata alla Virgen de la Candelaria o Virgen del Socavon per poi proseguire con decine di gruppi di ballerini che sfilano al suono di band – nell’ultima edizione sono stati più di trentamila tra ballerini e musicisti.

Il carnevale di Barranquilla, che celebra la cultura caraibica, fonde le antiche feste pagane con la tradizione religiosa ed è ricco di maschere e di personaggi che si danno battaglia con i fiori al suono delle bande combiambas e in attesa del funerale di Joselino, una versione locale del re del carnevale europeo, che con la sua morte e resurrezione chiude i festeggiamenti.

Obiettivo dell’esercitazione è la realizzazione di un manifesto, di un gadget o di una “ipotesi visiva” che esprima e valorizzi i carnevali sudamericani in Europa divenuti patrimoni immateriali dell’umanità mettendo in luce la loro originalità e specificità.

L’elaborato dovrà essere presentato su dischetto, accompagnato da una breve relazione esplicativa.

Non sono accettati altri supporti.

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