IED, Milano. Anno accademico 2010-2011
Cattedra di sociologia.
(Esercitazioni)
Esercitazione numero nove.
Lunedì 7 febbraio 2011.
****
TRES CARNESTOLENDAS.
I carnevali in Sudamerica, patrimoni immateriali dell’umanità.
Nel 2003 a Parigi la trentaduesima sessione dell’Assemblea Generale dell’UNESCO votò la “Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale”. Dopo secoli di pregiudizi politici, culturali, economici e sociali finalmente il patrimonio immateriale di coloro che non facevano parte della Civilisation occidentale venne riconosciuto e tutelato.
Nell’occasione fu stilata la seguente definizione:
“Si intende come “patrimonio culturale immateriale” le pratiche, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze e i saperi – così come gli strumenti, gli oggetti, gli artefatti e gli spazi culturali che sono loro associati – che le comunità, i gruppi e, eventualmente, gli individui riconoscono come facenti parte del loro patrimonio culturale.
Questo patrimonio culturale immateriale, trasmesso di generazione in generazione, è ricreato continuamente dalle comunità e gruppi in funzione del loro ambiente, della interazione con la natura e con la storia, procura loro un sentimento di identità e di continuità e contribuisce a promuovere il rispetto della diversità culturale e della creatività umana”.
I carnevali sono una tra le maggiori espressioni della cultura popolare sudamericana. La loro origine risale ai festeggiamenti che i “conquistatori del nuovo mondo”, soprattutto gli spagnoli, introdussero tra i nativi, ma con il tempo si sono trasformati fino a diventare un’espressione genuina del costume locale e un’importante occasione di socialità.
In Europa è il carnevale di Rio il più conosciuto almeno da quando i cordões fecero la loro apparizione per le strade di Rio de Janeiro, oggi palestra di balli e sfilate di bandas e di blocos.
Il carattere pluri-culturale di questo continente, tuttavia, ha prodotto una serie di carnevali unici nella loro diversità che sempre più spesso recuperano le loro radici pre-ispaniche e si coniugano con l’espressioni dell’arte popolare di strada, come la musica, la danza e la giocoleria, con forti connotazioni satiriche e parodistiche.
Oltre al carnevale di Buenos Aires, caratterizzato dalla cosiddetta murga porteña, una forma di teatro di strada originario dell’Uruguay, che durante la dittatura militare (1976-1983) si trasformò in una sorta di contestazione del regime, sono considerati un patrimonio dell’umanità i due carnevali colombiani di Oruro, la capitale, e di Barranquilla, una città industriale sulla costa dei Caraibi.
Il primo dei due è connotato dall’incontro della religione cattolica con l’antico folclore del popolo Uro. Non per caso inizia con una cerimonia dedicata alla Virgen de la Candelaria o Virgen del Socavon per poi proseguire con decine di gruppi di ballerini che sfilano al suono di band – nell’ultima edizione sono stati più di trentamila tra ballerini e musicisti.
Il carnevale di Barranquilla, che celebra la cultura caraibica, fonde le antiche feste pagane con la tradizione religiosa ed è ricco di maschere e di personaggi che si danno battaglia con i fiori al suono delle bande combiambas e in attesa del funerale di Joselino, una versione locale del re del carnevale europeo, che con la sua morte e resurrezione chiude i festeggiamenti.
Obiettivo dell’esercitazione è la realizzazione di un manifesto, di un gadget o di una “ipotesi visiva” che esprima e valorizzi i carnevali sudamericani in Europa divenuti patrimoni immateriali dell’umanità mettendo in luce la loro originalità e specificità.
L’elaborato dovrà essere presentato su dischetto, accompagnato da una breve relazione esplicativa.
Non sono accettati altri supporti.
***