D – IED, Milano. Anno accademico 2009-2010
Cattedra di sociologia.
*****
Esercitazione numero nove « A ».
Il mondo in cima ad una forchetta.
L’esotismo cucinario non sfugge alla dialettica con l’Altro da noi.
Scoprendo gli Occidentali gli Amerindi si domandarono se erano uomini o dei. Scoprendo gli Amerindi gli Occidentali si domandarono quali specie di scimmie fossero.
Questa amara constatazione descrive in modo efficace la singolarità dello sguardo “occidentale” al tempo di Cristoforo Colombo e la fondazione di una valenza negativa dell’alterità.
L’Altro, oggi, è l’emigrato, il povero, il diverso, e l’esotismo, spesso e in modo acritico, lo si contrabbanda come un versante positivo dell’alterità.
Da tempo sappiamo che i gusti sono da mettere in relazione con i fenomeni politici, economici, sociali e culturali e che è impossibile isolare gli atti alimentari dal loro contesto sociale.
In questo quadro l’esotismo mostra la sua ambivalenza di fronte all’alterità, perché di regola non offre che una visione degradata della cultura originale, riducendosi al consumo del diverso più che alla sua comprensione.
Alla base della parola esotico c’è la radice greca exo, significa “al di fuori”, nella lingua greca serviva a forgiare l’espressione che indica ciò che è straniero. Dal greco questa parola passò al latino (exoticus) e, successivamente, nelle lingue moderne, modificando, con la modernità, il suo significato che diventò quello di una distanza geografica e di una seduzione.
Nella seconda metà dell’800 l’esotismo divenne un carattere che evocava costumi e paesaggi lontani e si coniugò con la filosofia delle imprese coloniali agendo in un contesto dove l’etnocentrismo era pensato e vissuto come un’evidenza morale, religiosa, politica e culturale dell’Europa. L’Occidente ha sempre definito l’esotismo come un richiamo ai sapori, ai sensi, alle atmosfere, mai ai saperi.
Come da più parti è sottolineato, l’esotismo è divenuto nel Novecento un elogio nel disprezzo, o meglio, un elogio nell’ignoranza dell’altro che ci resta sconosciuto o tutt’al più ridotto a stereotipo. Naturalmente l’esotismo è un concetto instabile nel tempo.
Più la cultura degl’altri è conosciuta meno questa cultura resta straniera e misteriosa. Più ci è vicina, meno è esotica. Al tempo dell’espansione coloniale l’esotismo dilagò dando vita ad una vera e propria corsa ai prodotti coloniali.
Oggi, il significato di esotico ha perso il suo contenuto di indigeno, per istallarsi saldamente all’interno del villaggio globale così come è stato a suo tempo definito da Marshall McLuhan.
A questo proposito ha osservato Faustine Régnier, l’esotismo seduce perché ci permette di viaggiare nel tempo di un pasto, perché si situa agli antipodi del mondo quotidiano dominato dalla routine ed appare seducente tanto più gli è diverso. Tzvetan Todorov, un filosofo esperto di filosofia del linguaggio, ha elaborato una regola, detta di Omero, secondo la quale il paese più lontano è sempre quello che ci appare migliore.
Yvonne Verdier, una grande antropologa francese, parlava di un esotismo storico.
Di un tempo delle origini, di cui tutti portiamo dentro una rappresentazione, che evoca ed affabula e che ideologicamente tendiamo a ritrovare soprattutto nella cucina della tradizione popolare e contadina. Ancora, l’esotismo non è solo un viaggio nello spazio e nel tempo, è anche un viaggio nelle parole. Come diceva la Verdier, sono i nomi che fanno la differenza e creano somiglianze e distanze, che giocano sui registri della diversità. .
All’esotico, come ideologia della lontananza straniera, si contrappone un’altra ideologia, anch’essa molto forte, quella dei localismi e della nostalgia.
***
Obiettivo dell’esercitazione è capovolgere il tema dell’alterità e mettersi nei panni di coloro per i quali è la cucina italiana il “luogo” dell’esotico. Come appare questa cucina dall’interno di un Centro di Permanenza Temporanea per immigrati clandestini?
Con una spesa che non deve superare i sei euro allestite un pranzo di cucina italiana per due persone visto con il desiderio di chi è entrato in Italia sognando una nuova vita.
***
Ogni gruppo può riprodurre le immagini del “set” di questa esercitazione con il mezzo espressivo che ritiene più opportuno, disegno, foto, fumetto, collage, rappresentazione elaborata per via elettronica.
L’elaborato dovrà esser