D – IED, Milano. Anno accademico 2009-2010
Cattedra di sociologia.
Esercitazione numero tre.
IL TEMPO COME ESPRESSIONE
(Immaginare la velocità. Parte seconda)
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Et nous allons suivant le rythme de la lame
Berçant notre infini sur le fini de mers.
(Charles Baudelaire)
La velocità, intesa in astratto, è il risultato di una frazione di tempo e spazio, ma la sua “scoperta”, nel corso del ventesimo secolo, come dimensione di un nuovo paradigma estetico del vivere, ha finito per assumere una grande importanza anche nel panorama culturale e sociale della modernità.
In questo contesto un ruolo centrale è stato giocato dal futurismo italiano, che arrivò a creare un vero e proprio mito della velocità, definita come l’espressione di una nuova religione-morale, in un manifesto ad essa dedicato del maggio 1916.
Nella definizione di questa ideologia è fondamentale il contributo di Filippo Tommaso Marinetti che, già nel 1905, scrive un’ode all’automobile da corsa, strumento di voluttà ed ebbrezza, espressione di una volontà di potenza.
Nelle arti plastiche sarà poi determinante il contributo di Umberto Boccioni con il suo dinamismo plastico, per mezzo del quale è possibile sperimentare le violente emozioni del moto, della velocità e dell’azione. Altrettanto importanti saranno i contributi di Carrà, Russolo, Balla, Severini e Dottori. Ricordiamo, qui, en passant, anche la cronofotografia di Jules Marey e di Eadweard Muybridge. La velocità nel futurismo sarà poi ripresa nel 1928 con il manifesto della aereopittura futurista, in cui, ancora una volta questo mito sarà indicato come lo stimolo principale della fantasia degli artisti.
Una interessante evoluzione del tema della velocità lo si trova anche nel fotodinamismo dei fratelli Bragaglia, in cui ad un lavoro sulla plasticità delle immagini s’intrecciano concetti già elaborati dal filosofo francese Henri Bergson (1859-1941), che aveva definito il tempo la stoffa stessa della vita psichica.
Anche nella musica futurista ritroviamo il mito della velocità nel manifesto di F.B. Pratella che, scrive: “Aggiungeremo ai grandi motivi centrali del poema musicale il dominio della macchina e il regno vittorioso dell’elettricità”. Metafore di un modo di “sentire” la musica che possiamo addirittura ritrovare nel progressive-metal e, per citare un solo esempio famoso, nei Dream Theater, il gruppo di John Petrucci, Mike Portony ed altri, fondato a Boston nel 1985.
In questa prospettiva, per finire, ricordiamo il tema della rapidità che Italo Calvino affronta nella seconda delle Lezioni americane e i quattro grandi poemetti di Thomas Eliot (Four Quartets) in cui il tempo, sulla falsariga degli ultimi quartetti per archi di Beethoven, diventa poesia attraverso quello che la critica letteraria chiamerà una struttura stilistica lirico-prosaica fondata sul contrasto tematico.
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L’obiettivo di questa esercitazione è di rappresentare la velocità utilizzando la figura retorica che si ritiene più consona alla sua rappresentazione.
(La figura scelta va indicata è descritta nella relazione che accompagna l’esercitazione. Utilizzare il lemma “figure retoriche” di Wikipedia.)
Ogni gruppo può elaborare l’immagine di questa esercitazione con il mezzo espressivo che meglio ritiene opportuno, disegno, foto, fumetto, collage, rappresentazione elaborata per via elettronica.
L’elaborato dovrà essere consegnato in copia su dischetto, accompagnato da una breve relazione esplicativa. Non sono accettati altri supporti.