A – IED, Milano. Anno accademico 2009-2010
Cattedra di sociologia.
(Esercitazioni)
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Esercitazione numero sette.
I “PARADISI ARTIFICIALI”
(neoluoghi – parte seconda)
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I neoluoghi più complessi e problematici, all’interno delle grandi aree metropolitane, sono costituiti dai “centri commerciali” (shopping centre, o shopping mall). Tecnicamente sono delle costruzioni, situate nella banlieue, che comprendono sotto lo stesso tetto un insieme di attività commerciali al dettaglio, di servizi e di occasioni di loisir.
Queste costruzioni sono concepite per favorire gli acquisti attraverso la climatizzazione dello spazio, scale mobili, musica ambiente, strategie aromatiche, parcheggi gratuiti, attrazioni per i giovani. In molti casi includono anche degli ipermercati che hanno una funzione di traino per il pubblico.
All’apparenza sono il risultato di un’urbanizzazione che si fatica a pianificare in modo razionale, di una spinta alla globalizzazione dei mercati e dell’aumentato livello di vita. In chiave morfologica sono una naturale evoluzione delle gallerie mercantili del secolo scorso e, più in là, dei souk arabi (i mercati della médina) o, meglio, dei bazar persiani, di cui spesso portano ancora il nome (bazar, alla lettera, significa il “posto dei prezzi”).
Ma è proprio cosi?
Se li studiamo in una prospettiva antropologica vediamo emergere alcuni aspetti immateriali che ne fanno dei veri e propri santuari di un nuovo modello di vita, dove il tempo si ferma in un eterno presente senza storia, dove la solitudine di coloro che vi transitano spinge a comportanti compulsivi, dove la vera vita è sospesa e la merce esaltata come una panacea, dove l’ansia dello straniero in transito è compensata da una sensazione di “sempre uguale” sia pure sotto scenografie diverse. Di più, notano gli urbanisti, questi centri stanno diventando dei grandi buchi neri dentro e intorno ai quali niente è più come prima. Le merci sono sempre più scadenti ed inutili, tutt’intorno fanno dei deserti commerciali che distruggono le attività artigianali, i piccoli negozi e riducono l’occupazione, mutando in isole dove si accede solo con l’automobile, creando danni ambientali e inquinando l’atmosfera. Non da ultimo si stanno trasformando in bunker continuamente monitorati che banalizzano la privacy e riducono quella piacevolezza domenicale che al tempo di Charles Baudelaire si esprimeva nella flânerie.
Anche il loro sviluppo è controverso, da una parte scricchiolano e tendono ad implodere, come sta avvenendo al South China Mall di Donngguan in Cina o nell’intero congegno disneiano di Dubai. Dall’altra stimolano nuovi modelli di comportamento come è, per esempio, il mall walking o nuove mitologie, come Virtuty, lo shopping mall di Second Life.
Obiettivo dell’esercitazione.
Scegliere uno dei mall qui indicati – South China Mall (Dongguan), Golden Resources Shopping Mall (Beijing), SM Mall of Asia (Pasay City), Cevehair Istambul (Istambul), West Edmonton Mall (Alberta), SM Megamoll (Mandaluyong), Berjaya Times Square (Kuala Lampur), Vista Largo Store (Duluth), Mall of America (Bloomington), The Mall (Bristol – o un altro a propria scelta ed enuclearne o evidenziarne un carattere significativo della sua atmosfera ed del suo essere un’espressione della modernità.
Ogni gruppo può elaborare le immagini di questa esercitazione con il mezzo espressivo che ritiene più opportuno, disegno, foto, fumetto, collage, rappresentazione elaborata per via elettronica.
L’elaborato dovrà essere presentato su dischetto, accompagnato da una breve relazione esplicativa.
Non sono accettati altri supporti.