La città che sale (The social landscape) – IED – Esercitazione 7 – 2010-2011

IED, Milano. Anno accademico 2010-2011

Cattedra di sociologia.
(Esercitazioni)

Esercitazione numero sette.
Lunedì 17 gennaio 2011.

LA CITTÁ CHE SALE
(The social landscape)


Landscape means an area, as perceived by people,
whose character is the result of the action and interaction of
natural and/or human factors .

(Dal documento sulla convenzione europea del paesaggio.)

Nel 1910 Umberto Boccioni rende omaggio a Milano con un’opera che diverrà famosa, La città che sale. Tecnicamente la tela ha ancora una fisionomia divisionista, anche se il tema è futurista e si discosta dal soggetto delle periferie urbane con cui questo artista aveva attraversato la stagione del naturalismo e del simbolismo. Ne La città che sale c’è l’esaltazione della forza e del movimento. Dell’azione, che fonde in un unico slancio uomini e cose. Del lavoro, che plasma i luoghi ed esalta il mito dell’uomo moderno. Come Boccioni stesso scrive il compito che si era dato era di esaltare “il frutto del nostro tempo industriale” e Lavoro è proprio il titolo originale con cui quest’opera fu esposta per la prima volta alla “Mostra d’Arte Libera di Milano” nel 1911.

Oggi questa tela è diventata importante anche per un altro motivo, è considerata il primo documento visivo di quello che viene definito un social landscape, cioè di un paradigma visuale che riflette il volto sociale della modernità e i processi di cambiamento culturale e ambientale che plasmano la nostra identità collettiva.

Di recente la “Convenzione Europea sul Paesaggio” ha assunto la percezione sociale come un elemento strutturale e fondativo del paesaggio stesso, in altri termini, la coscienza che gli abitanti di un luogo hanno di esso segna il passaggio da “territorio” a “paesaggio”.

In sintesi si ritiene che l’uomo e l’ambiente siano tra di loro legati da una interrelazione di cui il paesaggio costituisce un processo di significazione e di elaborazione culturale. La percezione del paesaggio assume così un’importanza strutturale ai fini di come l’individuo percepisce il proprio mondo e, di riflesso, di come si configura la sua sfera emotiva ed identitaria, di come vive l’appartenenza ad un luogo.

La qualità del paesaggio, il suo valore culturale possono allora influenzare la qualità della vita delle popolazioni, ne consegue da una parte la necessità di tutelare il social landscape, dall’altro di educare gli individui a sviluppare una sensibilità e una consapevolezza tale da consentire questa relazione in un momento particolarmente sensibile in cui la singolare identità dei territori – urbani e rurali – sono minacciati dai processi di omologazione.

La “Convenzione”, a questo proposito, indica espressamente il paesaggio come un fattore essenziale per la qualità della vita e il benessere degli individui e della società e soprattutto come elemento chiave per la determinazione e il mantenimento del senso del luogo. L’educazione paesaggistica e le diverse forme di sensibilizzazione assumono così un valore rilevante il cui fine è un “desiderio di qualità”.

Attualmente la Commissione che ha stilato il documento sulla “Convenzione” riconosce il paesaggio come un bene culturale a carattere identitario, frutto della percezione della popolazione, da questo punto di vista, anche al di là del discorso sociologico, il paesaggio è un prodotto sociale e non rappresenta un bene statico, ma dinamico e per questo è sempre in relazione all’azione dell’uomo. Il questo senso il paesaggio non coincide con la realtà materiale, ma comprende sia la realtà che la “rappresentazione” della realtà, esso è un’importante forma di linguaggio che manifesta le aspirazioni della comunità e partecipa al processo di scambio dei fattori socio-culturali. In breve è l’ipostasi (la sostanza) della storia di un territorio (°).

(°) – Si ritiene che la prima cultura a possedere un’idea sociale di paesaggio sia stata la Cina in quanto essa – a differenza dell’Europa che ha preso in considerazione questi valori solo a partire dal ‘500 – riconosceva ed usava il paesaggio. Aveva una letteratura sul paesaggio e le sue bellezze. Esisteva una tradizione pittorica di rappresentazioni di paesaggi. Stimava e costruiva giardini.

Scopo dell’esercitazione è quello di documentare con delle immagini comunque realizzate o con un breve filmato tre paesaggi particolarmente significativi della città di Milano, da cui si possa evincere qual è il paesaggio sociale caratteristico di questa città.

L’elaborato dovrà essere presentato su dischetto, accompagnato da una breve relazione esplicativa.

Non sono accettati altri supporti.

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