I.E.D. – WORKSHOP 2021 – Ultima Esercitazione

ESERCITAZIONE FINALE
Anno accademico 2020-2021
Giovedì 10 Giugno 2021

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GEOGRAPHIA: DA “SCRITTURA DELLA TERRA” A “MAPPA DEI DESIDERI”

(“Le monde au temps des surréalistes(°)”, Variété, Bruxelles,1929.)

La geografia immaginaria, come hanno dimostrato gli scrittori di utopie e, in particolare, il movimento surrealista, è un elemento essenziale della letteratura come delle arti. 

Qualunque forma di “racconto”, romanzo, storia, film, fumetto, cronaca, sequenza d’immagini, o qualunque desiderio di vivere altrove, presuppone una forma di “geografia” così come presuppone una storiografia, una epistemologia immaginaria, un modello di vita corrente. 

  Per quanto immaginario, il “luogo” di una narrazione è sempre un avatar di un territorio vero e la sua mappa è la rappresentazione del sistema dei segnali inscritti in esso come rappresentazione dei nostri desideri.  

Nelle carte immaginarie, però, il carattere narrativo è sempre prevalente e questi si evidenzia, nella maggioranza dei casi, a partire da un soggetto, da una situazione e/o da un viaggio. 

Del resto, è proprio grazie ai viaggi che i luoghi-dove-sono-i-leoni (in origine, la locuzione latina hic sunt leones compariva sulle carte geografiche dell’antica Roma in corrispondenza delle zone inesplorate dell’Africa e dell’Asia) possono essere cartografati.

Altre geografie immaginarie sono quelle costituite dai “campi semantici”, dalle passioni, dagli imperativi morali, dalle scelte politiche.  Qui i viaggi sono di conoscenza (alla ricerca di un sapere) o di autocoscienza (alla ricerca del proprio essere) e si compiono inseguendo una metafora o il mondo delle chimere, il “vello d’oro” degli Argonauti, il tesoro dei pirati nascosto nelle isolette dei Caraibi, le odissee nello spazio alla ricerca di nuovi mondi – sogni – abitabili. 

In questa prospettiva, dal punto di vista morfologico, i territori immaginari non sono di meno di quelli reali, anche se c’è una differenza tra la funzione d’uso delle carte reali e la funzione di produzione di quelle immaginarie.  

Tuttavia quando queste due funzioni si fondono abbiamo le carte congetturali, dove il noto si mescola all’immaginato, consentendoci una connessione che mette in luce la fascinazione

 – sapienziale ed estetica – delle terrae incognitae

Queste carte rendono evidenti altri sogni, altre utopie, altre speranze.  Costruiscono ed impongono altre prospettive all’ovvio, altre frecce all’arco dell’avventura.

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L’esercitazione può essere svolta in due modi. 

UNO. O viene descritto attraverso una o più mappe (o carte) un paese, una città, uno Stato immaginario mettendo in evidenza i caratteri che si ritengono salienti o specifici a rivelarlo.

DUE. Oppure si ricostruisce una carta dell’Europa non per quello che è, ma per quello che potrebbe essere se la grandezza dei vari Stati corrispondesse a certi caratteri morali, sociali e politici che si ritengono  importanti.  Questi caratteri devono essere elencati esplicitamente.

Questa esercitazione può essere realizzata con gli strumenti “visuali” che si ritengono più opportuni.

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L’elaborato dovrà essere inviato a:
gesmos@gmail.com
Se l’elaborato è troppo “pesante” per essere inviato via e-mail inviarlo tramite https://wetransfer.com

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“Le monde au temps des surréalistes”

In questa mappa gli imperialismi vacillano, l’isola di Pasqua incombe sull’Australia, il Labrador sugli Stati Uniti.  Due sole città in Europa meritano di essere ricordate, Parigi e Costantinopoli.  Ma forse ciò che più conta è la linea dell’Equatore che vacilla sulla sua rettitudine!

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I.E.D. – WORKSHOP 2021 – Terza Esercitazione

LA CITTÁ CHE SALE

(The social landscape)

Landscape” means an area, as perceived by people,
whose character is the result of the action and interaction of
natural and/or human factors .
(Dal documento sulla convenzione europea del paesaggio.)

Nel 1910 Umberto Boccioni rende omaggio a Milano con un’opera che diverrà famosa, La città che sale.  Tecnicamente la tela ha ancora un taglio divisionista, anche se il tema è futurista e si discosta dal soggetto delle periferie urbane con cui questo artista aveva attraversato la stagione del naturalismo e del simbolismo. 

Ne La città che sale c’è l’esaltazione della forza e del movimento.  Dell’azione, che fonde in un unico slancio uomini e cose.  Del lavoro, che plasma i luoghi ed esalta il mito dell’uomo moderno.  Come Boccioni stesso scrive il compito che si era dato era di esaltare “il frutto del nostro tempo industriale” e Lavoro è proprio il titolo originale con cui quest’opera fu esposta per la prima volta alla “Mostra d’Arte Libera di Milano” nel 1911.

Oggi questa tela è diventata importante anche per un altro motivo, è considerata il primo documento visivo di quello che viene definito un social landscape, cioè di un paradigma visuale che riflette il volto sociale della modernità e i processi di cambiamento culturale e ambientale che plasmano la nostra identità collettiva.

Di recente la “Convenzione Europea sul Paesaggio”  ha assunto la percezione sociale come un elemento strutturale e fondativo del paesaggio stesso, in altri termini, la coscienza che gli abitanti di un luogo hanno di esso segna il passaggio da “territorio” a “paesaggio”.

In sintesi si ritiene che l’uomo e l’ambiente siano tra di loro legati da una interrelazione di cui il paesaggio costituisce un processo di significazione e di elaborazione culturale. 

La percezione del paesaggio assume così un’importanza strutturale ai fini di come l’individuo percepisce il proprio mondo e, di riflesso, di come si configura la sua sfera emotiva ed identitaria, di come vive l’appartenenza ad un luogo.

La qualità del paesaggio, il suo valore culturale possono allora influenzare la qualità della vita delle popolazioni, ne consegue da una parte la necessità di tutelare il social landscape, dall’altro di educare gli individui a sviluppare una sensibilità e una consapevolezza tale da consentire questa relazione in un momento particolarmente sensibile in cui la singolare identità dei territori – urbani e rurali – sono minacciati dai processi di omologazione.

Il questo senso il paesaggio non coincide con la realtà materiale, ma comprende sia la realtà che la “rappresentazione” della realtà, esso è un’importante forma di linguaggio che manifesta le aspirazioni della comunità e partecipa al processo di scambio dei fattori socio-culturali. 

In breve è l’ipostasi (la sostanza) della storia di un territorio (°).

(°) – Si ritiene che la prima cultura a possedere un’idea sociale di paesaggio sia stata la Cina in quanto essa – a differenza dell’Europa che ha preso in considerazione questi valori solo a partire dal ‘500 – riconosceva ed usava il paesaggio.  Aveva una letteratura sul paesaggio e le sue bellezze. Esisteva una tradizione pittorica di rappresentazioni di paesaggi.  Stimava e costruiva giardini.

Scopo dell’esercitazione è quello di documentare con una o più immagini, comunque realizzate, o con un breve filmato un paesaggio particolarmente significativo della città di Milano, da cui si possa dedurre quale potrebbe essere il paesaggio sociale caratteristico di questa città.

L’elaborato dovrà essere inviato a: gesmos@gmail.com

Se l’elaborato è troppo “pesante” per essere inviato via e-mail inviarlo tramite https://wetransfer.com

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I.E.D. – WORKSHOP 2021 – Seconda Esercitazione

Con quali occhi io mi vedo, in quali sogni mi riconosco…

(L’identità soggettiva)

Nelle scienze sociali l‘identità soggettiva è l’insieme delle proprie caratteristiche auto-percepite.

Costituisce un’identità fluida, difficile da circoscrivere, carica di ombre, con la quale dobbiamo fare in continuazione i conti.

Essa, però, è anche tutto ciò che ci caratterizza, ci rende inconfondibili, ci consente di dare un senso all’idea di “Io”.

In questo modo l’identità soggettiva serve sia ad identificarci che a discriminarci, producendo degli stereotipi culturali che spesso alimentano i bias

Di contro l’identità oggettiva, che non necessariamente coincide con quella soggettiva, è il paradigma sul quale convergono almeno tre rappresentazioni di ciò che siamo:

La nostra identità fisica, che si desume principalmente dal volto, dalla postura e dal sesso. 

La nostra identità sociale, ovvero l’insieme di caratteristiche quali l’età, lo stato civile, la professione, la classe di reddito. 

La nostra identità psicologica, costituita dalla personalità, dalla conoscenza di sé, dagli stili di vita e di comportamento. 

Sono identità che variano più o meno rapidamente e coscientemente.   Più o meno indipendentemente da quello che noi vogliamo o siamo in grado di volere. 

Va anche considerato che queste due rappresentazioni dell’identità, anche se non coincidono, sono profondamente intrecciate tra di loro. 

In particolare l’identità soggettiva indica anche la capacità degli individui di aver una coscienza dell’esistere e di rimanere se stessi attraverso tutte le disavventure dell’esperienza. In filosofia è stato John Locke (1632-1704), nel Saggio sull’intelligenza umana, ad affrontare alla radice il tema dell’identità soggettiva in un’epoca in cui era entrata in crisi la vecchia rappresentazione metafisica e religiosa dell’anima intesa come un’ancora che ci tiene legati al senso del mondo e del suo divenire attraverso il tempo.

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Obiettivo dell’esercitazione è la realizzazione di un autoritratto che esprima quello che lo studente considera la propria identità soggettiva o quello che ritiene sia una rappresentazione della propria personalità.
L’autoritratto può essere elaborato con il mezzo espressivo che si ritiene più opportuno, disegno, foto, fumetto, collage, rappresentazione per via digitale. 

L’elaborato dovrà essere inviato a: gesmos@gmail.com

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